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Il Transurfing è una tecnica, un antico sapere di cui Vadim Zeland si considera un “ritrasmettitore”. L’insieme delle tecniche del Transurfing mira al raggiungimento da parte di ciascuno di ciò che egli desidera nella propria vita. In questo senso la realtà è vista come uno spazio delle varianti in cui ogni evento, ogni situazione, ogni dinamica è potenzialmente esistente e contemplata: sta a noi scegliere la linea della vita in cui la situazione che vogliamo ottenere è già presente e realizzata. Importante notare come nel Transurfing si parli di “ottenere” e non di “raggiungere”: questo implica che non ci sia sforzo o inutile dispendio di energie nell’avere ciò che si desidera.
Ma andiamo a leggere cosa ci ha raccontato Vadim Zeland!
Scienza e Conoscenza: Ne Lo spazio delle varianti affermi che il rimpianto per i tempi andati e la deprecazione del presente sono caratteristiche comuni a tutte le generazioni e che, se le cose stessero davvero così, il genere umano si sarebbe estinto da un pezzo. Eppure non penso si possa negare lo stato di profonda crisi ecologica e sociale in cui versa oggi il pianeta terra. Il Transurfing può essere applicato anche al livello globale? Può avere benefici effetti sulla vita del pianeta nella sua complessità e multiformità o rimane una tecnica sostanzialmente individualistica?
Vadim Zeland: Purtroppo sì, il Transurfing è una tecnica prettamente individuale. Provate un po’ a convincere le persone a visualizzare tutte insieme qualcosa di positivo per il nostro pianeta. Non ci riuscirete. Anzi, di solito avviene esattamente il contrario. I mass media in questo senso giocano un ruolo decisivo. D’altro canto, però, non va poi tutto così male. Bisogna capire che in ogni epoca ci sono sempre state persone interessate ad attirare su di sé l’attenzione. Ora in più ci sono anche i mass media. Il loro compito è lo stesso: attirare attenzione. E come si può raggiungere questo scopo nel modo più efficace? Spaventando la gente, seminando panico e ansie, creando un pandemonio. Dalle storielle di paura che ci si raccontava da piccoli in colonia prima di dormire siamo passati alle storie globali dell’orrore. Purtroppo quest’evoluzione non fa che favorire l’accumulo di aggressività e il potenziale reale di accadimento di catastrofi, considerando che la coscienza collettiva forma una realtà corrispondente. Comunque per il momento è ancora presto per aver paura. Anche se ci si spaventa a vicenda prima di andare a letto, il mattino ci si sveglia ancora allegri e spensierati. Al lato oscuro della Forza si contrappone ancora il suo lato chiaro. La legge dell’equilibrio, comunque sia, funziona.
Scienza e Conoscenza: Nel libro affermi che i nostri sogni sono viaggi dell'anima nello spazio delle varianti. Essi ci fanno vedere ciò che sarebbe potuto accadere nel passato o che potrebbe accadere nel futuro. Il sogno quindi non è illusione ma una pura manifestazione della realtà?
Vadim Zeland: Esiste l’antiquata opinione in base alla quale la nostra ragione “genera” i sogni. Di fatto non è cosi. La ragione vede i sogni come se fossero un film sul grande schermo. Lo spazio delle varianti è letteralmente un archivio di pellicole cinematografiche. Nella realtà, nel dato momento, viene proiettata una di queste pellicole. Nel sogno l’uomo può “prendere dalle mensole” le altre pellicole, quelle non realizzate, e guardarsele. Proprio questo è il sogno. A volte i sogni si avverano. Questo succede quando nel sogno è stata fatta girare una pellicola che di lì a poco verrà messa nel “proiettore” della realtà. Ma ciò accade di rado: per questo motivo non vale la pena attribuire ai sogni un grande significato. In generale però dovrò deludervi. L’uomo pensa non con il cervello ma per mezzo di un campo morfologico che lo circonda e che consiste, a dirla volgarmente, in qualche miliardo di lampadine. Queste lampadine si accendono e si spengono, come nei computer antidiluviani. Il campo morfologico lampeggia, brilla, si illumina di tanti colori: proprio questo è il cosiddetto “processo mentale”. Ovviamente anche il cervello partecipa all’attività mentale, ma solo parzialmente. Di fatto i pensieri non si trovano dentro al cervello, ma al suo esterno. Il pensiero è un processo di interrelazione tra le “lampadine” del campo morfologico e i settori dello spazio delle varianti. Quando la lampada si accende, si instaura un legame tra il vostro cervello e l’informazione con cui vi siete collegati in un dato momento. Anche la memoria non ha nessun rapporto con i neuroni del cervello. Di nuovo, in parole semplici, quando una lampadina si accende nel campo morfologico si stabilisce un legame con un determinato settore dello spazio delle varianti, contenente l’informazione che, come sembra a voi, ricordate. Se questo collegamento per qualche motivo non può essere stabilito allora non riuscirete a ricordare nulla. Analogamente succede con i sogni: i sogni non nascono nella testa ma lì vengono proiettati, come su uno schermo, dallo spazio delle varianti.
Non perdere
Scienza e Conoscenza numero 32 con l'intervista esclusiva a Vadim Zeland!